in “Gazzetta del Popolo”, 24 novembre 1955
Visione a fatto opposta quella di un altro giovane: Angelo Ruga che espone alla galleria Mastarone. Qui sono larghe pennellate ricorrenti di densa materia, che costruiscono vedute di città, intesa nei suoi blocchi squadrati, nelle sue prospettive deserte: con una spiccata preferenza per gli accenti più modesti dell’architettura urbana – quella torinese soprattutto – uniformemente tramata di grigi, di rosa spenti, di ocre sommesse. È la prima mostra del giovane pittore e ci sembra che essa sia ancora tutta dominata dall’ansia di esplorare un mondo circoscritto poeticamente assai più che plasticamente. Difatti è facile intendere l’idea poetica di questo “deserto di pietre” che assilla il pittore ma la realizzazione è ancora legata a molte contraddizioni.
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