Stadi

Il rapporto di Ruga con il mondo del pallone ha origini lontane: da ragazzino giocò nelle giovanili della Juventus, nonostante il suo ‘granatismo’, termine che indica la passione viscerale e smisurata per la maglia che indossano i calciatori dell’altra grande squadra che disputa le proprie partite casalinghe all’ombra della Mole. Dopo l’esperienza in Promozione con la U.S. Lanzese, il calcio lo portò dapprima in Basilicata, tra le fila del Potenza che nella stagione 1950-1951 militava nel campionato di Serie C, poi nel Centro Italia tra Toscana, Umbria e Marche, ed infine ad Albissola Marina, dove venne chiamato a giocare nell’estate del 1954.

[…] La promettente carriera artistica di Ruga – che grazie alle esperienze albissolesi e con il successivo ritorno a Torino (1956) si stava consacrando come ascendente protagonista nel panorama dell’arte informale – mise in secondo piano quella da calciatore, ma l’interesse per il pallone, antica passione, non venne mai meno. Con l’aiuto del giovane Marco, figlio della compagna Ada Rossi, Ruga aveva convertito in un campo da calcio una spianata vicino alla casa sulla collina di Mongreno (Torino) presso la quale si trasferì a partire dal 1961-1962, la stessa che fu protagonista delle celebri fotografie scattate da Augusta Lovera tra il 1973 e il 1975 che immortalano gli Spaventapasseri, imponenti sculture composte da materiali di recupero modellati dall’artista. 

Una decina di anni più tardi e in parallelo rispetto alle ricerche grafico- pittoriche sui Giochi, fa la sua comparsa il tema del calcio, che prima di allora non era mai entrato in maniera pregnante nella produzione artistica di Ruga, pur avendo rivestito una grande importanza nella sua vita. L’artista affronta questo tematismo da un punto di vista estremamente personale, fedele al proprio percorso di ricerca artistica. Probabilmente ispirato dal Campionato del mondo di calcio del 1986, nel quale l’Argentina di Maradona alzò la coppa più prestigiosa al termine della sfida contro la Germania Ovest, Ruga iniziò una serie di disegni e dipinti dedicati agli stadi, affrontati sinteticamente e in maniera espressiva, tensionale e dinamica piuttosto che naturalistica o descrittiva.

La rivincita della finale di Messico ‘86 ebbe luogo quattro anni più tardi, in occasione della Coppa del Mondo ospitata in Italia. In vista della competizione – poi vinta dalla nazionale tedesca che si impose per 1 a 0 contro l’Albiceleste – furono previsti radicali interventi di adeguamento e ristrutturazione dei principali impianti sportivi italiani e di conseguenza ci fu grande attenzione mediatica. Gli stadi studiati e dipinti da Ruga, caratterizzati dalla comune forma ellittica ereditata dal modello delle teste, dei volti e dei busti delle Bimbe di Terezín, richiamano alla mente proprio una delle architetture concepite per accogliere alcune partite di Italia ‘90: l’avveniristico Stadio delle Alpi di Torino, edificato nel giro di due anni alle porte di Venaria, nell’area della Continassa, e adottato fino al 2006 come terreno casalingo dalle due squadre del capoluogo piemontese che militavano nella massima divisione. 

Con la serie La ragazza del calciatore, quattro oli su tela realizzati nel 1991, Angelo Ruga racconta l’universo del pallone concentrando la propria attenzione esclusivamente sulle architetture destinate ad accogliere i tifosi (puntiformi) e ad ospitare le partite. In questa serie di dipinti i tratti circolari che delineano le strutture assumono le sembianze di un busto femminile, che la titolazione ci porta ad interpretare come omaggi alla compagna (e poi moglie, a partire dal 13 ottobre 1975) Biagia Baccani (1933-2015), innamoratasi del Ruga calciatore dell’Unione Sportiva Albissola negli anni Cinquanta.

[…] Nell’estate dello stesso anno dell’epica sfida passata alla storia come «Novecento contro Centoventi», Angelo Ruga scendeva in campo davanti ad un migliaio di sostenitori accorsi allo stadio Faraggiana di Albisola per assistere al «Grande scontro calcistico» tra le comunità artistiche di Calice Ligure (formatasi intorno alla carismatica figura di Emilio Scanavino) ed Albissola: quest’ultima, capitanata da Agenore Fabbri e trascinata dalla «belva» Gianmariani, si impose per 2 reti a 1, vendicando un precedente e mai digerito 1-4. La memorabile partita tra artisti – raccontata da uno speaker d’eccezione, Milena Milani – andò in scena la sera di San Lorenzo del 1975, un anno cruciale per Ruga, segnato dalla morte di Ada, dal suo trasferimento nella cittadina ligure e dal matrimonio con Biagina Baccani. 

Gli scorci langaroli, riprodotti ossessivamente dall’artista nell’ultimo ventennio di vita (ed in particolare a seguito del trasferimento a Clavesana nel 1993) reiterando nelle sue tele segmenti paralleli che in maniera sintetica, geometrica e astratta raccontano l’eterogeneo paesaggio collinare piemontese, diventano protagonisti delle ultime ricerche sul tema del pallone intorno alla metà degli anni Novanta: nell’opera Campo di calcio in Langa un bidimensionale rettangolo di gioco sterrato (inscritto in una spessa pennellata scura che richiama alla mente la serie di lavori sugli stadi), nel quale sono facilmente riconoscibili le aree di rigore, la linea mediana e il cerchio di centrocampo, si staglia in secondo piano rispetto ad un reticolato di fascine e colture sinteticamente descritte per accostamenti di colore. […]

– Daniele Panucci (2021). L’ultima rappresentazione sacra. in “Gioco informale. Angelo Ruga”. I quaderni della lavanderia n°5.

2022-11-23T13:37:17+00:00

Sara, 1990

Sara
1990
grés, 52x30x14 cm

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